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LA PROGRESSIVA COSTRUZIONE DI UN'IMPRESA di AGRICOLTURA SOCIALE

AGRICURA: L'AGRICOLTURA CHE FA BENE


La terra guarisce

La società non troverà soluzione al problema ecologico se non rivedrà seriamente il suo stile di vita. Nei cambiamenti radicali del tempo attuale, nella crisi profonda dei riferimenti etici e religiosi, le coppie genitoriali non hanno più le medesime motivazioni di un tempo per il loro comune progetto di vita. Non intendono più l’amore alla stessa maniera; non hanno, quindi, più lo stesso modo di educare. Si crea un nuovo ambiente che modella diversamente i bambini. La famiglia non socializza più nel senso pieno, si pone come la sfera del riconoscimento delle individualità. S’instaurano le condizioni del narcisismo, dove cadono i confini tra sé e gli altri e tutto è dentro l’Io: “siccome tutto è riferito a me, tu non puoi permetterti di non realizzare i miei desideri”. Il compito dell’autorealizzazione individuale è sì un onore eccitante ma è anche un onere inesorabile. Si diffondono, così, paradossalmente i sintomi dell'infanzia infelice: i disturbi alimentari, i disagi psichiatrici, l’iperattività, le demotivazione scolastica. La libertà, pretesa ma non sorretta da legami affettivi sicuri, si accompagna a un disorientamento profondo. Nella situazione provocata dai cambiamenti epocali nella cultura, nella visione di sé e del mondo, le condizioni della salute mentale sono compromesse.
All’agricoltura sociale sono attribuite anche funzioni di guarigione. La terra può guarire. Può promuovere azioni terapeutiche, rafforzare le reti di protezione sociale, diversificare gli strumenti e i percorsi per l’inclusione e l’organizzazione dei servizi. La nuova legge prevede che il contatto con piante e animali, insieme ai progetti per l’educazione ambientale e alimentare, possa affiancare e supportare le terapie mediche, psicologiche e riabilitative. Insieme a migliori condizioni di salute possono essere incrementate anche le funzioni sociali, emotive e cognitive delle persone.
A ispirare e guidare nuove pratiche terapeutiche e nuovi percorsi educativi non sono utopie romantiche o ingenui ideali salutisti. Sono invece solide teorie che hanno già provocato importanti conquiste in campo psichiatrico e psicoterapeutico. L’analisi esistenziale di L. Binswanger, la teoria della psicosi di H. Maldiney, l’ecologia della mente di G. Bateson, l’estetica del cambiamento di B. P. Keeney sono esempi profetici e incoraggianti. Nella cose (dunque nella natura) c’è una mente, dimora un’intelligenza. La mentalità tecnocratica pensa che le cose siano ottuse e conti solo l’intenzionalità umana. Considerare la terra come setting terapeutico sfida questo presupposto. Sentirsi bene nel contatto con la vita della terra, provare serenità e benessere nell’habitat naturale, collaborare alla riproduzione della vita nella pluralità inesauribile delle sue forme si accompagna con la sensazione di un’immediata percezione di qualcosa che ci guida a decifrare il nostro essere al mondo. Sono le cose che lo comunicano, fino a produrre in noi una fascinazione, un incantamento. La mente (l’intelligenza) della natura si comunica attraverso l’esperienza sensibile (la qualità) che mai potrà essere ridotta a pura sensorialità (la quantità). La sensibilità umana, causa ed effetto della guarigione, è l’organo recettore dell’intelligenza delle cose. Questa relazione ci mette in grado di ricevere dalle cose un senso: un’estetica, una significazione, un incantamento, una traccia di luce.
Nell’agricura di ASG e Release presentata agli utenti in percorso nel testo “Cantare la terra” (Effatà 2015), nei volumi Terra Cibo e Vita (Mimesis 2020), La terra che genera, cura e guarisce vita (Acra 2021) Terra, lavoro e autismo. Abilitazione attraverso l'agricura (Ecra 2021) per esempio, gli obiettivi terapeutici (la rielaborazione delle forme dell’angoscia, il lavoro sulla compulsività e la dipendenza, il trattamento delle figure genitoriali), la quotidianità relazionale (l’interiorità emozionale, la relazione affettiva, la sessualità e il piacere), il percorso dell’autonomia (la focalizzazione dello stile di vita, la gestione delle regole e il rapporto con la legge, l’assunzione di responsabilità) sono quotidianamente affrontati non solo nelle sedute o nelle terapie di gruppo ma anche negli atelier agricoli. Un’applicazione informatica guida l’operatore a intrecciare gli obiettivi mensili del PEI (Progetto Educativo individualizzato) con le possibili mansioni agricole stagionali (potatura, semina, trapianto, raccolta, cura della fertilità e della biodiversità …). L’orientamento terapeutico che si sviluppa dai concetti di metafora, descrizione doppia, sacramento, grazia di G. Bateson e della sua scuola aiuta il terapeuta e l’utente a ritrovare l’indissolubile unità tra mente, braccia e cuore che produce la gratificazione, costruisce il legame, favorisce la cura del dolore. L’attività agricola, infatti, è essenzialmente un lavoro di cura: nei suoi diversi tempi la lotta alle patologie, la conoscenza del terreno, la programmazione e la vendita sollecitano le capacità cognitive, attivano il piacere, costruiscono la rete sociale.
L’intervento riabilitativo diventa così un processo “liberatorio”, suscita protagonismo e partecipazione, dà parola e intesse relazioni. L’obiettivo dell’intervento terapeutico, infatti, non consiste solo nel fermare l’abuso delle sostanze o rendere sopportabile il dolore, ma particolarmente nel creare le condizioni del “piacere di vivere” che è attività (“vitalità” di vita quotidiana) contrapposta alla passività delle dipendenze e delle patologie.




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